Discussione:
[ITNOG] IPv6, anyone ?
Massimiliano Stucchi
2018-10-18 08:28:38 UTC
Permalink
Ciao,

ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.

Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia come uno dei paesi europei con la percentuale di
utenti/traffico piu' bassa.

Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori, ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente
non hanno i mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.

Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.

Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.

Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
Brian Turnbow
2018-10-18 08:56:02 UTC
Permalink
Noi abbiamo fatto il rilascio di IPV6 in dual stack in 2012.
Seguito da corsi per tutti i nostri rivenditori spiegando cos'è , come
usare ipv6 , i motivi di usarlo.
Tutto pero con risultati pessimi e l'utilizzo è veramente basso, rilasciamo
ipv6 per tutte le linee ma vediamo che non viene utilizzato.
Anche con la nostro corporate diretta i risultati sono scarsi, e la maggior
parte dei clienti non volgiano configurarlo sui loro firewall etc.

Non so come fare superare la visione che ipv6 è "un sbattimento" e "non
serve" ma serve cambiare i mindset dei ITmanager, CIO/CTO e system
integrators italiani per poter fare decollare ipv6 in Italia.

Quindi serve lavorare su questo aspetto. Se non cambiamo il mindset, non
andremo da nessuna parte.



Brian





Brian Turnbow
CTO
TWT S.p.A.
-----Original Message-----
Massimiliano
Stucchi
Sent: giovedì 18 ottobre 2018 10:29
Subject: [ITNOG] IPv6, anyone ?
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho
chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia
come uno dei paesi europei con la percentuale di utenti/traffico piu'
bassa.
Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori,
ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente non hanno i
mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa
lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per migliorare la
situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i problemi
specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
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Giorgio Bonfiglio
2018-10-18 09:01:57 UTC
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Brian, parliamo di scarso utilizzo nel senso che i network manager dei tuoi clienti non lo configurano proprio sui client, giusto?

Perche’ una volta attivato, il volume del traffico (social, contenuti, CDN) va diretto su IPv6 in percentuali altissime. In casi piu’ semplici (rete cliente non complessa, router managed dal provider) il deployment dovrebbe essere molto piu’ facile e trasparente.

E’ vero che i provider piccoli hanno poche risorse, ma e’ anche vero che devono solo abilitarlo su 2 transiti, un peering e 4 router in totale. Secondo me il problema e’ solo di mindset, non puo’ esserci nessuna reale ragione tecnica per non deployarlo ad oggi.


Giorgio
Post by Brian Turnbow
Noi abbiamo fatto il rilascio di IPV6 in dual stack in 2012.
Seguito da corsi per tutti i nostri rivenditori spiegando cos'è , come
usare ipv6 , i motivi di usarlo.
Tutto pero con risultati pessimi e l'utilizzo è veramente basso, rilasciamo
ipv6 per tutte le linee ma vediamo che non viene utilizzato.
Anche con la nostro corporate diretta i risultati sono scarsi, e la maggior
parte dei clienti non volgiano configurarlo sui loro firewall etc.
Non so come fare superare la visione che ipv6 è "un sbattimento" e "non
serve" ma serve cambiare i mindset dei ITmanager, CIO/CTO e system
integrators italiani per poter fare decollare ipv6 in Italia.
Quindi serve lavorare su questo aspetto. Se non cambiamo il mindset, non
andremo da nessuna parte.
Brian
Brian Turnbow
CTO
TWT S.p.A.
-----Original Message-----
Massimiliano
Stucchi
Sent: giovedì 18 ottobre 2018 10:29
Subject: [ITNOG] IPv6, anyone ?
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho
chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia
come uno dei paesi europei con la percentuale di utenti/traffico piu'
bassa.
Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori,
ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente non hanno i
mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa
lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per migliorare la
situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i problemi
specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
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Massimiliano Stucchi
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Marco d'Itri
2018-10-18 09:48:58 UTC
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On Oct 18, Giorgio Bonfiglio <***@grg.pw> wrote:

Ho parlato più volte di questo argomento, l'ultima questa estate:
http://www.linux.it/~md/text/ipv6-ihc2018.pdf
Post by Giorgio Bonfiglio
E’ vero che i provider piccoli hanno poche risorse, ma e’ anche vero
che devono solo abilitarlo su 2 transiti, un peering e 4 router in
totale. Secondo me il problema e’ solo di mindset, non puo’ esserci
nessuna reale ragione tecnica per non deployarlo ad oggi.
No. Attivare IPv6 sul backbone al giorno d'oggi è un problema ampiamente
risolto e solo le reti più scassate non sono in grado di fornire
transito v6.
La cosa complicata per le reti di accesso è aggiornare i sistemi di
provisioning (che magari ha fatto Accenture, ecc) e soprattutto i CPE,
che in genere sono schifezze indegne perché acquistati con il criterio
del minor prezzo.
Però il livello di adozione in molti paesi dimostra che sono problemi
risolvibili, e non è che in Italia siamo più scemi.

Per quanto riguarda le statistiche io mi fido di quelle di Google:
https://www.vyncke.org/ipv6status/compare.php?metric=p&countries=be,de,us,ch,it,gr

Segnalo che la forte adozione in Belgio è il risultato di una azione
governativa (la locale polizia era stufa dei NAT), mentre in CH, GR e US
principalmente dell'adozione massiva da parte dell'incumbent.
Al momento vedo molto improbabili entrambi i casi in Italia.
--
ciao,
Marco
--
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Livio Morina
2018-10-18 09:55:11 UTC
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In Belgio NON c'è una legge impositiva, ma un 'patto d'onore' tra operatori e forze dell'ordine.
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori rispetto ad 1:16.
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge

Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT" Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Sarebbero comunque un segnale forte



Livio Morina
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Da: itnog <itnog-***@lists.itnog.it> Per conto di Marco d'Itri
Inviato: giovedì 18 ottobre 2018 11:49
Cc: ***@lists.itnog.it
Oggetto: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?

On Oct 18, Giorgio Bonfiglio <***@grg.pw> wrote:

Ho parlato più volte di questo argomento, l'ultima questa estate:
http://www.linux.it/~md/text/ipv6-ihc2018.pdf
Post by Giorgio Bonfiglio
E’ vero che i provider piccoli hanno poche risorse, ma e’ anche vero
che devono solo abilitarlo su 2 transiti, un peering e 4 router in
totale. Secondo me il problema e’ solo di mindset, non puo’ esserci
nessuna reale ragione tecnica per non deployarlo ad oggi.
No. Attivare IPv6 sul backbone al giorno d'oggi è un problema ampiamente risolto e solo le reti più scassate non sono in grado di fornire transito v6.
La cosa complicata per le reti di accesso è aggiornare i sistemi di provisioning (che magari ha fatto Accenture, ecc) e soprattutto i CPE, che in genere sono schifezze indegne perché acquistati con il criterio del minor prezzo.
Però il livello di adozione in molti paesi dimostra che sono problemi risolvibili, e non è che in Italia siamo più scemi.

Per quanto riguarda le statistiche io mi fido di quelle di Google:
https://www.vyncke.org/ipv6status/compare.php?metric=p&countries=be,de,us,ch,it,gr

Segnalo che la forte adozione in Belgio è il risultato di una azione governativa (la locale polizia era stufa dei NAT), mentre in CH, GR e US principalmente dell'adozione massiva da parte dell'incumbent.
Al momento vedo molto improbabili entrambi i casi in Italia.

--
ciao,
Marco

--
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Marco d'Itri
2018-10-18 09:57:48 UTC
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Post by Livio Morina
In Belgio NON c'è una legge impositiva, ma un 'patto d'onore' tra
operatori e forze dell'ordine.
Lo so. Ci sono state delle discussioni anche qui, alcuni grandi
operatori anni fa hanno promesso al ministero che avrebbero adottato
IPv6, ma poi sono stati distratti da uno scoiattolo di passaggio e si
sono dimenticati.
--
ciao,
Marco
--
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Massimiliano Stucchi
2018-10-18 10:27:26 UTC
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Ciao,
In Belgio NON c'Ú una legge impositiva, ma un 'patto d'onore' tra operatori e forze dell'ordine.
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori rispetto ad 1:16.
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge
L'ultima volta che ho parlato con degli operatori Belgi, quel 16:1 era
per legge. Dubito che sia cambiato nel frattempo.

C'e' anche da dire che il balzo del Belgio e' successo prima che ci
fosse questa imposizione.

La realta' del Belgio e' che ci sono le due diverse "fazioni"
(Fiamminghi e Valloni) che hanno cercato reciprocamente di "fare prima",
il che ha portato i due maggiori ISP (ovviamente, uno Fiammingo e
l'altro Vallone) a fare a gara. Il risultato e' quello che si vede dai
numeri di Google, Facebook ed Akamai.
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT" Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Sarebbero comunque un segnale forte
Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire
le sanzioni ?
--
Massimiliano Stucchi
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Livio Morina
2018-10-18 10:42:51 UTC
Permalink
Post by Livio Morina
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT" Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Sarebbero comunque un segnale forte
Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire le sanzioni ?
Semplice: Nessun obbligo, nessuna sanzione e nessun controllo, ma un accordo tra operatori.

Il tenore diventerebbe:
"I piccoli operatori sono IPV6 compliant e le MAJOR arrancano"

Quanto ci vorrebbe per far accendere un allarme al reparto marketing?



L


-----Messaggio originale-----
Da: itnog <itnog-***@lists.itnog.it> Per conto di Massimiliano Stucchi
Inviato: giovedì 18 ottobre 2018 12:27
Cc: ***@lists.itnog.it
Oggetto: Re: [ITNOG] R: IPv6, anyone ?


Ciao,
Post by Livio Morina
In Belgio NON c'è una legge impositiva, ma un 'patto d'onore' tra operatori e forze dell'ordine.
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori rispetto ad 1:16.
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge
L'ultima volta che ho parlato con degli operatori Belgi, quel 16:1 era per legge. Dubito che sia cambiato nel frattempo.

C'e' anche da dire che il balzo del Belgio e' successo prima che ci fosse questa imposizione.

La realta' del Belgio e' che ci sono le due diverse "fazioni"
(Fiamminghi e Valloni) che hanno cercato reciprocamente di "fare prima", il che ha portato i due maggiori ISP (ovviamente, uno Fiammingo e l'altro Vallone) a fare a gara. Il risultato e' quello che si vede dai numeri di Google, Facebook ed Akamai.
Post by Livio Morina
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT" Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Sarebbero comunque un segnale forte
Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire le sanzioni ?
--
Massimiliano Stucchi
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Mailing list info:
Marco Paesani
2018-10-18 10:50:52 UTC
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Massimiliano,
in pratica non c'Ú nessun problema tecnico ma solo di volontà.
Che l'IPv6 sia:
- indispensabile per IoT
- assai utile per il 5G e mobile
- più performante del IPv4
- più idoneo per la gestione QoS
- più facile da installare per i clienti
- già utilizzato da tutti gli OTT mondiali
- già utilizzato da tutti i produttori sistemi operativi fissi e mobili
- migliore per QoE del cliente

..... in pratica il futuro, che sicuramente noi italiani non possiamo
modificare.

In breve:

1. cosa c'Ú da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO

Non dimentichiamoci che Ú anche una grande opportunità di business e di
riqualificazione professionale del nostro settore.
Anche perché inizia ad essere già "vecchio" perché sono quasi 20 anni che
esiste.
Lo configuriamo questo IPv6 ?


Il giorno gio 18 ott 2018 alle ore 12:27 Massimiliano Stucchi <
Post by Livio Morina
Ciao,
In Belgio NON c'Ú una legge impositiva, ma un 'patto d'onore' tra
operatori e forze dell'ordine.
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori rispetto ad
1:16.
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge
L'ultima volta che ho parlato con degli operatori Belgi, quel 16:1 era
per legge. Dubito che sia cambiato nel frattempo.
C'e' anche da dire che il balzo del Belgio e' successo prima che ci
fosse questa imposizione.
La realta' del Belgio e' che ci sono le due diverse "fazioni"
(Fiamminghi e Valloni) che hanno cercato reciprocamente di "fare prima",
il che ha portato i due maggiori ISP (ovviamente, uno Fiammingo e
l'altro Vallone) a fare a gara. Il risultato e' quello che si vede dai
numeri di Google, Facebook ed Akamai.
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT" Italiani se
ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
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Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire
le sanzioni ?
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Massimiliano Stucchi
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Marco Paesani


Skype: mpaesani
Mobile: +39 348 6019349
Success depends on the right choice !
Email: ***@paesani.it
Andrea Costantino
2018-10-18 12:57:15 UTC
Permalink
Ciao a tutti,



un po’ di considerazioni che mi vengono in ordine sparso.



* IPv6 Ú male per la sicurezza di utenti finali, se il loro “CPE” Ú aperto a cozza.. abbiamo ancora un minimo di decenza sull’esplosione di ADSL solo perché al momento le uniche cose visibili da fuori dell’utente tipo sono il modem - che magari Ú pure sfondato, ma comunque non contiene dati troppo sensibili (tranne caso della fonia) – e gli eventuali NAT impostati dall’utente



* NAT/CGNAT sta ampiamente sulle scatole ai vari reparti di indagine, ma la maggior parte di chi decide le norme non sa che IPv6 sarebbe una soluzione.. probabilmente chi lo capisce all’interno e chi ha potere di parola sono due gruppi completamente disgiunti.. forse basterebbe fare un po’ di lobby, se non fosse che poi fanno la legge e ti prendi i costi ma nessun aiuto



* Sempre sul tema, le indagini sono spesso risolte dall’intercettazione audio (telefonica o ambientale), dai metadati (posizione, numero chiamato, SIM ed IMEI associato (giuro, so di un caso di omicidio risolto da questo)) e quasi mai dall’indagine sul traffico internet, anche perché spesso Ú crittato e quindi il mero collegamento senza la traccia che associa al reato, serve a poco. Quando c’Ú proprio bisogno di questo, usano robe tipo hackingteam direttamente sull’apparato utente, e quindi NAT, cifratura e quant’altro non sono più un problema



* Aziende e IPv6.. ancora l’IT pensa che per IPv6 devi rinumerare il DC.. dualstack ignoto, reverse proxy mai visto.. per risolvere il problema alla radice basterebbe abilitare i servizi esposti in IPv6 su reverse proxy/bilanciatori/Frontend, e mettere le righe IPv4 del firewall perimetrale in IPv6.. poi con calma puoi decidere se e quando fare i client interni, ma almeno da fuori sei IPv6 ready. Per le chiamate dal DC in uscita, solo chi deve uscire si mette anche l’IPv6 in dualstack, magari, e così hai ancora più controllo.. ma vaglielo a spiegare



* ISP.. ho abilitato il frontend di una telco qualcosa come 4-5 anni fa su 2 main POP. I DNS vanno in IPv4/IPv6 in modo trasparente, fanno DNS64 e i firewall sono in grado di fare NAT64 in accoppiata al DNS64. Il trial Ú andato da dio, salvo i problemi client con IPv6 only (Windows andava benino, Android e iOS erano una piaga, serviva forse un 464XLAT per essere usabili).. da quel giorno neanche un utente ha preso IPv6 per problemi “dell’ultimo miglio”, nel frattempo sui link di transito IPv6 c’Ú a si e no, il terzo main POP non ha IPv6 in toto e le fusioni non hanno fatto che peggiorare le cose..



* La verità comunque Ú che in un paese in cui a chi capisce non si da alcuna possibilità di parola e chi decide non ne capisce niente ma ha la pretesa di proclamarsi esperto, finché la gente riuscirà a guardare youtube/netflix/partite, porno e qualche sitarello di ecommerce, a connettersi all’ufficio con teamviewer (con buona pace di chi fa security, le VPN chi le ha viste mai), a prenotarsi le vacanze low cost e incontrare gente con $SOCIAL_A_CASO, non fregherà niente a nessuno..



Fate un sito o – meglio – app IPv6 only, mettetegli un’aura di esclusività, qualche festa, qualche regalo stupido e un po’ di calcio gratis e vedi come IPv6 lo fanno implementare a tutti in una settimana..





Ciao,

A.





Da: itnog <itnog-***@lists.itnog.it> Per conto di Marco Paesani
Inviato: giovedì 18 ottobre 2018 12:51
A: Massimiliano Stucchi <***@stucchi.ch>
Cc: ***@lists.itnog.it
Oggetto: Re: [ITNOG] R: IPv6, anyone ?



Massimiliano,

in pratica non c'Ú nessun problema tecnico ma solo di volontà.

Che l'IPv6 sia:

- indispensabile per IoT

- assai utile per il 5G e mobile

- più performante del IPv4

- più idoneo per la gestione QoS

- più facile da installare per i clienti

- già utilizzato da tutti gli OTT mondiali

- già utilizzato da tutti i produttori sistemi operativi fissi e mobili

- migliore per QoE del cliente



..... in pratica il futuro, che sicuramente noi italiani non possiamo modificare.



In breve:

1. cosa c'Ú da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO

Non dimentichiamoci che Ú anche una grande opportunità di business e di riqualificazione professionale del nostro settore.

Anche perché inizia ad essere già "vecchio" perché sono quasi 20 anni che esiste.

Lo configuriamo questo IPv6 ?





Il giorno gio 18 ott 2018 alle ore 12:27 Massimiliano Stucchi <***@stucchi.ch <mailto:***@stucchi.ch> > ha scritto:


Ciao,
In Belgio NON c'Ú una legge impositiva, ma un 'patto d'onore' tra operatori e forze dell'ordine.
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori rispetto ad 1:16.
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge
L'ultima volta che ho parlato con degli operatori Belgi, quel 16:1 era
per legge. Dubito che sia cambiato nel frattempo.

C'e' anche da dire che il balzo del Belgio e' successo prima che ci
fosse questa imposizione.

La realta' del Belgio e' che ci sono le due diverse "fazioni"
(Fiamminghi e Valloni) che hanno cercato reciprocamente di "fare prima",
il che ha portato i due maggiori ISP (ovviamente, uno Fiammingo e
l'altro Vallone) a fare a gara. Il risultato e' quello che si vede dai
numeri di Google, Facebook ed Akamai.
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT" Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Sarebbero comunque un segnale forte
Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire
le sanzioni ?
--
Massimiliano Stucchi
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--
Marco Paesani



<https://docs.google.com/a/paesani.it/uc?id=0B8Pjoo-dtmQtd1h1S3d4aHdRM1E&export=download>

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Enrico Bassetti
2018-10-18 13:24:32 UTC
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Ciao a tutti,

sono un semplice studente universitario, non faccio parte di un ISP, ma
visto che seguo la lista e mi interessa questo argomento, aggiungo due
mie considerazioni (spero non siano un problema):


On Thu, 18 Oct 2018 14:57:15 +0200
Post by Andrea Costantino
Ciao a tutti,
un po’ di considerazioni che mi vengono in ordine sparso.
* IPv6 Ú male per la sicurezza di utenti finali, se il loro
“CPE” Ú aperto a cozza.. abbiamo ancora un minimo di decenza
sull’esplosione di ADSL solo perché al momento le uniche cose
visibili da fuori dell’utente tipo sono il modem - che magari Ú pure
sfondato, ma comunque non contiene dati troppo sensibili (tranne caso
della fonia) – e gli eventuali NAT impostati dall’utente
In realtà, dal punto di vista della sicurezza, aprire "a cozza" un
router IPv4 che fa NAT o aprire direttamente una macchina dentro una
LAN IPv6 non Ú che faccia poi molta differenza. Considerando che ci
sono attacchi che prendono di mira anche i resolver DNS e/o il routing
proprio sulle CPE.

Secondo me, per ovviare un po' di più a questo problema si potrebbero
bloccare le connessioni ingresso (anche sulla CPE) con un paio di
regolette di firewall. Salvo poi aprirle se l'utente vuole (e, a quel
punto, son problemi suoi). Un po' come "implicitamente" funziona ora
con il NAT ed il port-forwarding.

Enrico
--
Enrico Bassetti
PGP/GPG: 7642EA5E at pgp.mit.edu
Marco d'Itri
2018-10-18 13:09:19 UTC
Permalink
Post by Andrea Costantino
* IPv6 Ú male per la sicurezza di utenti finali, se il loro “CPE”
Ú aperto a cozza.. abbiamo ancora un minimo di decenza sull’esplosione
di ADSL solo perché al momento le uniche cose visibili da fuori
dell’utente tipo sono il modem - che magari Ú pure sfondato, ma
comunque non contiene dati troppo sensibili (tranne caso della fonia)
– e gli eventuali NAT impostati dall’utente
La questione Ú già stata abbondantemente discussa in RFC6092 e
https://tools.ietf.org/html/draft-ietf-v6ops-balanced-ipv6-security-01,
quindi non ci tornerò qui.
Post by Andrea Costantino
* NAT/CGNAT sta ampiamente sulle scatole ai vari reparti di
indagine, ma la maggior parte di chi decide le norme non sa che IPv6
sarebbe una soluzione.. probabilmente chi lo capisce all’interno e chi
Interpol ha fatto ampie campagne in Europa a favore di IPv6, sia tra
l'industria che tra le polizie.
--
ciao,
Marco
Massimiliano Stucchi
2018-10-19 08:35:12 UTC
Permalink
Ciao,
Post by Marco Paesani
1. cosa c'Ú da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO
Per la 1. servono soldi, e per la 2 serve tempo (che comunque vuol dire
soldi).

Premesso che ho ben presente come sia la vita in un piccolo ISP, e so
anche come sia la situazione negli ISP piu' grandi, io sto cercando di
fare un crowdsourcing che mi aiuti a capire come affrontare l'argomento
quando mi trovo a che fare con il "mercato" italiano.

Per chiarire ulteriormente: Quando mi trovo a che fare con un paese del
medio oriente, il governo centralizza tutto. Due settimane fa - per
fare un esempio - ho avuto un incontro con gli operatori in Arabia
Saudita. E' bastato parlare con il governo, qualche telefonata, e hanno
"costretto" gli operatori a mandare qualcuno "clueful" al meeting che
abbiamo organizzato. Questo, dal mio lato, ha facilitato di molto
l'opera, e mi ha posto nella posizione di parlare con tutti loro in un
unico colpo e di capire i problemi che hanno a livello di
implementazione di IPv6.

Una cosa del genere, in quasi tutti i paesi europei, sarebbe impensabile.

So che l'approccio di RIPE NCC al momento non sembra funzionare in
Italia. Teniamo dei corsi, due volte l'anno, e questo vuol dire circa
50 persone. Non sempre i corsi sono su IPv6, quindi il numero si riduce
ulteriormente. Organizziamo il RIPE Meeting, e questa volta gli
italiani che hanno partecipato erano appena sotto la ventina.
Organizziamo member lunches, ma questi non sono focalizzati su IPv6, e
possiamo considerare un contatto con altre 25-30 persone.

Il problema e' far passare il messaggio che hai scritto tu. Bisogna
fare qualcosa e bisogna farlo al piu' presto. Arrivera' presto il
momento in cui non sara' piu' possibile avere nuove /22 da RIPE NCC, e
quindi si trattera' di spendere molti soldi per comprare IPv4, oppure
pensare ad IPv6. Di nuovo, il problema e' quello di parlare con il
maggior numero di persone possibile e trasmettere il messaggio, ma poi
serve comunque mantenere un follow-up per capire come il tutto procede.

Oltre a:

- Preparare una presentatione in stile "elevator pitch" per IPv6 da
poter utilizzare con management ed oltre;
- Organizzare eventi online - "Educa" - basati su IPv6
(https://www.ripe.net/support/training/ripe-ncc-educa/past-ripe-ncc-educa-events/agenda-ipv6);
- Cercare di essere presente al maggior numero di eventi in Italia per
trasmettere "il verbo";
- Cercare di organizzare eventi specifici per IPv6 in Italia (piu'
informazioni quando avro' definito alcuni dettagli);
- Portare informazioni qui in lista;

ed altro, che ora non voglio aggiungere perche' sarebbe una lista
piuttosto lunga, cosa si puo' fare ?

E' questo che sto chiedendo, a voi che meglio di me, siete immersi nel
mercato italiano, che so essere diverso da molti altri nella nostra regione.

Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
Massimo Fontanive
2018-10-19 12:06:14 UTC
Permalink
Se posso dire la mia in quanto titolare di un "micro ISP", un test
"proof of concept" lo realizzammo nel 2015 su parte della ns. rete.

Il test dimostrava che si poteva implementare con uno sforzo limitato
sul core, ma con qualche problemino sulla parte CPE cliente.

Sicuramente per chi si rivolge ai privati o piccole aziende incidono
molto le tecnologie e hardware utilizzati, che spesso non sono
aggiornabili via firmware o presentano problemi (es. all'epoca le CPE
che usavamo massivamente avevano la parte IPv6 in beta).

Inoltre, se ben ricordo, OSPFv3 su Mikrotik presentava alcuni problemi
che *forse* ora sono stati risolti.

Alla fine di tutti questi esperimenti, ci siamo comunque resi conto che
non c'è mai stato un solo cliente (su alcune migliaia) che ci avesse
richiesto accesso IPv6 (potrei scommettere che il 98% non sa neppure
cosa sia).

Quindi: perchè dovrei dedicare risorse preziose in questo momento per
implementare una tecnologia di cui nessuno sente il bisogno?

Certo, se tra qualche anno diventerà indispensabile (es. perchè imposto
da una normativa o perchè il cliente lo richiede o perchè le /22 saranno
troppo costose da acquisire) il discorso verrà ripreso e si investirà il
dovuto.

Per quanto mi riguarda, farlo adesso sarebbe un bell'esperimento
didattico (costoso) con scarsa utilità pratica immediata.

P.S. sono ovviamente d'accordo con il gruppo sull'importanza della
migrazione IPv6 in senso lato, non vorrei essere frainteso, ma ognuno
deve purtroppo fare i conti con il proprio budget.

Massimo
Post by Massimiliano Stucchi
Ciao,
1. cosa c'è da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO
Per la 1. servono soldi, e per la 2 serve tempo (che comunque vuol dire
soldi).
Premesso che ho ben presente come sia la vita in un piccolo ISP, e so
anche come sia la situazione negli ISP piu' grandi, io sto cercando di
fare un crowdsourcing che mi aiuti a capire come affrontare l'argomento
quando mi trovo a che fare con il "mercato" italiano.
--
Mailing list info: http://lists.it
Marco Marzetti
2018-10-19 13:33:58 UTC
Permalink
Ciao Max,

Io inizierei col levare confusione, con lo sfatare i falsi miti (alcuni dei
queli li abbiamo discussi su telegram) e col semplificare.
Io faccio reti da quasi 20anni, leggo blog, mailing list e RFC sul tema, ho
la fortuna di avere a che fare con diversi IPv6 evangelist ed ancora quando
non sono sicuro di molti i dettagli.
Figurati cosa ne possa capire il tecnico di rete (magari junior) che e'
piu' sveglio di me ma che non ha le mie fortune.

Ti faccio alcuni esempi (premessa per i fanatici con la mano tremante, non
credo abbia senso dare risposte in questo thread a queste domande)
IPv6 in core: come lo configuro? Come funziona OSPFv3? Mikrotik crashera'?
IPv6 all'edge: posso assegnare IPv6 via PPPoE? Come faccio il piano
d'indirizzamento? Come funziona coi miei upstream
IPv6 in LAN: cosa vuol dire che non c'e' broadcast? posso fare senza DHCP?
come configuro DHCP? Perche' si parla di privacy?
IPv6 e security: come faccio senza NAT? come faccio senza NAT? come faccio
senza NAT? come faccio senza NAT?

Insomma proverei a dare alcuni punti di riferimento ai quali la gente possa
aggrapparsi scritti in modo comprensibile e facielmente accessibili.
Per capirci: limitarsi a condividere un'elenco di link agli RFC non
porterebbe da nessuna parte.
Post by Massimiliano Stucchi
Ciao,
Post by Marco Paesani
1. cosa c'Ú da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO
Per la 1. servono soldi, e per la 2 serve tempo (che comunque vuol dire
soldi).
Premesso che ho ben presente come sia la vita in un piccolo ISP, e so
anche come sia la situazione negli ISP piu' grandi, io sto cercando di
fare un crowdsourcing che mi aiuti a capire come affrontare l'argomento
quando mi trovo a che fare con il "mercato" italiano.
Per chiarire ulteriormente: Quando mi trovo a che fare con un paese del
medio oriente, il governo centralizza tutto. Due settimane fa - per
fare un esempio - ho avuto un incontro con gli operatori in Arabia
Saudita. E' bastato parlare con il governo, qualche telefonata, e hanno
"costretto" gli operatori a mandare qualcuno "clueful" al meeting che
abbiamo organizzato. Questo, dal mio lato, ha facilitato di molto
l'opera, e mi ha posto nella posizione di parlare con tutti loro in un
unico colpo e di capire i problemi che hanno a livello di
implementazione di IPv6.
Una cosa del genere, in quasi tutti i paesi europei, sarebbe impensabile.
So che l'approccio di RIPE NCC al momento non sembra funzionare in
Italia. Teniamo dei corsi, due volte l'anno, e questo vuol dire circa
50 persone. Non sempre i corsi sono su IPv6, quindi il numero si riduce
ulteriormente. Organizziamo il RIPE Meeting, e questa volta gli
italiani che hanno partecipato erano appena sotto la ventina.
Organizziamo member lunches, ma questi non sono focalizzati su IPv6, e
possiamo considerare un contatto con altre 25-30 persone.
Il problema e' far passare il messaggio che hai scritto tu. Bisogna
fare qualcosa e bisogna farlo al piu' presto. Arrivera' presto il
momento in cui non sara' piu' possibile avere nuove /22 da RIPE NCC, e
quindi si trattera' di spendere molti soldi per comprare IPv4, oppure
pensare ad IPv6. Di nuovo, il problema e' quello di parlare con il
maggior numero di persone possibile e trasmettere il messaggio, ma poi
serve comunque mantenere un follow-up per capire come il tutto procede.
- Preparare una presentatione in stile "elevator pitch" per IPv6 da
poter utilizzare con management ed oltre;
- Organizzare eventi online - "Educa" - basati su IPv6
(
https://www.ripe.net/support/training/ripe-ncc-educa/past-ripe-ncc-educa-events/agenda-ipv6
);
- Cercare di essere presente al maggior numero di eventi in Italia per
trasmettere "il verbo";
- Cercare di organizzare eventi specifici per IPv6 in Italia (piu'
informazioni quando avro' definito alcuni dettagli);
- Portare informazioni qui in lista;
ed altro, che ora non voglio aggiungere perche' sarebbe una lista
piuttosto lunga, cosa si puo' fare ?
E' questo che sto chiedendo, a voi che meglio di me, siete immersi nel
mercato italiano, che so essere diverso da molti altri nella nostra regione.
Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
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Marco
Andrea Costantino
2018-10-19 13:51:54 UTC
Permalink
Comunque la cosa importante Ú che all’utente (utonto?) non deve cambiare niente mentre guarda netflix o pornhub o le partite.. se parti da questo presupposto vedrai che le resistenze anche dei tecnici cominceranno ad abbassarsi.



Incidentalmente, dopo *3* anni in cui non era disponibile nella mia zona e *2* mesi che provavo a richiedere la configurazione IPv6 sul mio CPE VDSL Fastweb, e che falliva sistematicamente, finalmente oggi ha funzionato
 ho una /64 a casa.. peccato che non funzionasse l’autoconfig e ho dovuto configurare in manuale (bucando il router e prendendo l’ip dal CLI.. la GUI era inutile), e che il link VDSL sia solo IPv4 e quindi il tutto venga tunnelato verso chissà dove ma a 15(!)ms di distanza
 tipo a Milano da Roma?



Ciao,

A.





Da: itnog <itnog-***@lists.itnog.it> Per conto di Marco Marzetti
Inviato: venerdì 19 ottobre 2018 15:34
A: Massimiliano Stucchi <***@stucchi.ch>
Cc: ***@lists.itnog.it
Oggetto: Re: [ITNOG] R: IPv6, anyone ?



Ciao Max,



Io inizierei col levare confusione, con lo sfatare i falsi miti (alcuni dei queli li abbiamo discussi su telegram) e col semplificare.

Io faccio reti da quasi 20anni, leggo blog, mailing list e RFC sul tema, ho la fortuna di avere a che fare con diversi IPv6 evangelist ed ancora quando non sono sicuro di molti i dettagli.

Figurati cosa ne possa capire il tecnico di rete (magari junior) che e' piu' sveglio di me ma che non ha le mie fortune.



Ti faccio alcuni esempi (premessa per i fanatici con la mano tremante, non credo abbia senso dare risposte in questo thread a queste domande)

IPv6 in core: come lo configuro? Come funziona OSPFv3? Mikrotik crashera'?

IPv6 all'edge: posso assegnare IPv6 via PPPoE? Come faccio il piano d'indirizzamento? Come funziona coi miei upstream

IPv6 in LAN: cosa vuol dire che non c'e' broadcast? posso fare senza DHCP? come configuro DHCP? Perche' si parla di privacy?

IPv6 e security: come faccio senza NAT? come faccio senza NAT? come faccio senza NAT? come faccio senza NAT?



Insomma proverei a dare alcuni punti di riferimento ai quali la gente possa aggrapparsi scritti in modo comprensibile e facielmente accessibili.

Per capirci: limitarsi a condividere un'elenco di link agli RFC non porterebbe da nessuna parte.



On Fri, Oct 19, 2018 at 10:35 AM Massimiliano Stucchi <***@stucchi.ch <mailto:***@stucchi.ch> > wrote:


Ciao,
Post by Marco Paesani
1. cosa c'Ú da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO
Per la 1. servono soldi, e per la 2 serve tempo (che comunque vuol dire
soldi).

Premesso che ho ben presente come sia la vita in un piccolo ISP, e so
anche come sia la situazione negli ISP piu' grandi, io sto cercando di
fare un crowdsourcing che mi aiuti a capire come affrontare l'argomento
quando mi trovo a che fare con il "mercato" italiano.

Per chiarire ulteriormente: Quando mi trovo a che fare con un paese del
medio oriente, il governo centralizza tutto. Due settimane fa - per
fare un esempio - ho avuto un incontro con gli operatori in Arabia
Saudita. E' bastato parlare con il governo, qualche telefonata, e hanno
"costretto" gli operatori a mandare qualcuno "clueful" al meeting che
abbiamo organizzato. Questo, dal mio lato, ha facilitato di molto
l'opera, e mi ha posto nella posizione di parlare con tutti loro in un
unico colpo e di capire i problemi che hanno a livello di
implementazione di IPv6.

Una cosa del genere, in quasi tutti i paesi europei, sarebbe impensabile.

So che l'approccio di RIPE NCC al momento non sembra funzionare in
Italia. Teniamo dei corsi, due volte l'anno, e questo vuol dire circa
50 persone. Non sempre i corsi sono su IPv6, quindi il numero si riduce
ulteriormente. Organizziamo il RIPE Meeting, e questa volta gli
italiani che hanno partecipato erano appena sotto la ventina.
Organizziamo member lunches, ma questi non sono focalizzati su IPv6, e
possiamo considerare un contatto con altre 25-30 persone.

Il problema e' far passare il messaggio che hai scritto tu. Bisogna
fare qualcosa e bisogna farlo al piu' presto. Arrivera' presto il
momento in cui non sara' piu' possibile avere nuove /22 da RIPE NCC, e
quindi si trattera' di spendere molti soldi per comprare IPv4, oppure
pensare ad IPv6. Di nuovo, il problema e' quello di parlare con il
maggior numero di persone possibile e trasmettere il messaggio, ma poi
serve comunque mantenere un follow-up per capire come il tutto procede.

Oltre a:

- Preparare una presentatione in stile "elevator pitch" per IPv6 da
poter utilizzare con management ed oltre;
- Organizzare eventi online - "Educa" - basati su IPv6
(https://www.ripe.net/support/training/ripe-ncc-educa/past-ripe-ncc-educa-events/agenda-ipv6);
- Cercare di essere presente al maggior numero di eventi in Italia per
trasmettere "il verbo";
- Cercare di organizzare eventi specifici per IPv6 in Italia (piu'
informazioni quando avro' definito alcuni dettagli);
- Portare informazioni qui in lista;

ed altro, che ora non voglio aggiungere perche' sarebbe una lista
piuttosto lunga, cosa si puo' fare ?

E' questo che sto chiedendo, a voi che meglio di me, siete immersi nel
mercato italiano, che so essere diverso da molti altri nella nostra regione.

Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
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Marco
Tonino - Antonio Nati
2018-10-19 13:55:47 UTC
Permalink
Scusate se introduco qualche elemento di dubbio, ma che IPv6 sia
indispensabile per lo IoT mi sembra discutibile. Forse in qualche
contesto specifico, ma non nella maggioranza delle situazioni.
I futuri miliardi di oggetti IoT saranno tutti al sicuro sotto NAT e
senza il rischio di essere acceduti dall'esterno se non su loro
esplicita richiesta (connessione che parte dall'oggetto).

Tonino
Post by Dario Centofanti
Massimiliano,
in pratica non c'è nessun problema tecnico ma solo di volontà.
- indispensabile per IoT
- assai utile per il 5G e mobile
- più performante del IPv4
- più idoneo per la gestione QoS
- più facile da installare per i clienti
- già utilizzato da tutti gli OTT mondiali
- già utilizzato da tutti i produttori sistemi operativi fissi e mobili
- migliore per QoE del cliente
..... in pratica il futuro, che sicuramente noi italiani non possiamo
modificare.
1. cosa c'è da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO
Non dimentichiamoci che è anche una grande opportunità di business e
di riqualificazione professionale del nostro settore.
Anche perché inizia ad essere già "vecchio" perché sono quasi 20 anni
che esiste.
Lo configuriamo questo IPv6 ?
Il giorno gio 18 ott 2018 alle ore 12:27 Massimiliano Stucchi
Ciao,
Post by Livio Morina
In Belgio NON c'è una legge impositiva, ma un 'patto d'onore'
tra operatori e forze dell'ordine.
Post by Livio Morina
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori
rispetto ad 1:16.
Post by Livio Morina
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge
L'ultima volta che ho parlato con degli operatori Belgi, quel 16:1 era
per legge.  Dubito che sia cambiato nel frattempo.
C'e' anche da dire che il balzo del Belgio e' successo prima che ci
fosse questa imposizione.
La realta' del Belgio e' che ci sono le due diverse "fazioni"
(Fiamminghi e Valloni) che hanno cercato reciprocamente di "fare prima",
il che ha portato i due maggiori ISP (ovviamente, uno Fiammingo e
l'altro Vallone) a fare a gara.  Il risultato e' quello che si
vede dai
numeri di Google, Facebook ed Akamai.
Post by Livio Morina
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT"
Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Post by Livio Morina
Sarebbero comunque un segnale forte
Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire
le sanzioni ?
--
Massimiliano Stucchi
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Marco Paesani
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***@interazioni.it
Tel. ufficio: +39.06.88650095
Fax +39.06.77260035
Cell. +39.349.8920334
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Denis Beltramo
2018-10-19 15:04:35 UTC
Permalink
Io penso che il Ripe stia facendo tutto ciò che è possibile per promuovere.

Vero è che come che come detto da Fontanive il problema economico per i
piccoli ISP c'è. Senza considerare i problemi

di sicurezza che si traducono in un costo di implentazione e
manutenzione da aggiungere al costo per "farlo funzionare" fino a casa
utente.

Secondo me, anche se la vedo come una strada molto ardua serve che
diventi un obbligo, un po' come quello del "modem libero" (sorvoliamo

sulla bontà del delibera).

Forse Ripe deve approcciare il discorso con Agcom.

Denis
Post by Tonino - Antonio Nati
Scusate se introduco qualche elemento di dubbio, ma che IPv6 sia
indispensabile per lo IoT mi sembra discutibile. Forse in qualche
contesto specifico, ma non nella maggioranza delle situazioni.
I futuri miliardi di oggetti IoT saranno tutti al sicuro sotto NAT e
senza il rischio di essere acceduti dall'esterno se non su loro
esplicita richiesta (connessione che parte dall'oggetto).
Tonino
Post by Dario Centofanti
Massimiliano,
in pratica non c'è nessun problema tecnico ma solo di volontà.
- indispensabile per IoT
- assai utile per il 5G e mobile
- più performante del IPv4
- più idoneo per la gestione QoS
- più facile da installare per i clienti
- già utilizzato da tutti gli OTT mondiali
- già utilizzato da tutti i produttori sistemi operativi fissi e mobili
- migliore per QoE del cliente
..... in pratica il futuro, che sicuramente noi italiani non possiamo
modificare.
1. cosa c'è da fare ? ........... IMPLEMENTARLO
2. quando ? .........SUBITO
Non dimentichiamoci che è anche una grande opportunità di business e
di riqualificazione professionale del nostro settore.
Anche perché inizia ad essere già "vecchio" perché sono quasi 20 anni
che esiste.
Lo configuriamo questo IPv6 ?
Il giorno gio 18 ott 2018 alle ore 12:27 Massimiliano Stucchi
Ciao,
Post by Livio Morina
In Belgio NON c'è una legge impositiva, ma un 'patto d'onore'
tra operatori e forze dell'ordine.
Post by Livio Morina
Mi pare che di fatto il NAT non avvenga per numeri maggiori
rispetto ad 1:16.
Post by Livio Morina
Se però usano 1:17, non si viola alcuna legge
L'ultima volta che ho parlato con degli operatori Belgi, quel 16:1 era
per legge.  Dubito che sia cambiato nel frattempo.
C'e' anche da dire che il balzo del Belgio e' successo prima che ci
fosse questa imposizione.
La realta' del Belgio e' che ci sono le due diverse "fazioni"
(Fiamminghi e Valloni) che hanno cercato reciprocamente di "fare prima",
il che ha portato i due maggiori ISP (ovviamente, uno Fiammingo e
l'altro Vallone) a fare a gara.  Il risultato e' quello che si
vede dai
numeri di Google, Facebook ed Akamai.
Post by Livio Morina
Questa strada può essere percorsa, ma se i "grossi del NAT"
Italiani se ne fregano, i numeri non risulterebbero importanti.
Post by Livio Morina
Sarebbero comunque un segnale forte
Quanto tempo ci vorrebbe per introdurre un simile obbligo in Italia ?
Come verrebbe tenuta sotto controllo la cosa e come faresti a stabilire
le sanzioni ?
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Massimiliano Stucchi
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Giorgio Bonfiglio
2018-10-18 10:01:01 UTC
Permalink
Post by Marco d'Itri
La cosa complicata per le reti di accesso è aggiornare i sistemi di
provisioning (che magari ha fatto Accenture, ecc) e soprattutto i CPE,
che in genere sono schifezze indegne perché acquistati con il criterio
del minor prezzo.
Good point, ma le CPE le stiamo cambiando tutte con l’arrivo della VDSL / GPON. Il supporto IPv6 dovrebbe essere un criterio di acquisto, se non altro.

Se un provider non ci presta attenzione allora e’ perche’ se ne frega della qualita’ del servizio ai clienti. In CGNAT il servizio *deteriora notevolmente* e il costo per il provider aumenta, sono entrambi prezzi che da cliente non sono disposto a pagare.
--
Mailing list info:
Paolo Prandini
2018-10-18 10:37:13 UTC
Permalink
Scusatemi ma c'e' qualcosa che mi sfugge di questa discussione (non di
questo messaggio in particolare).
Sembra un autodafe'
E' necessario questo sermo generalis?
Chi puo' implementare IPv6 sicuramente lo implementa/lo ha implementato
oppure no.
I clienti ce l'hanno o non ce l'hanno, se vivono senza vuol dire che va bene
vivere senza, se vivono con , vuol dire che va bene con, se hanno problemi
si lamenteranno che vengano risolti.
Se un ISP non ha fatto cose che vanno fatte perdera' i clienti, e' cosi'.
Come la maggioranza delle cose nella vita.
Quindi?
Post by Giorgio Bonfiglio
Post by Marco d'Itri
La cosa complicata per le reti di accesso è aggiornare i sistemi di
provisioning (che magari ha fatto Accenture, ecc) e soprattutto i CPE,
che in genere sono schifezze indegne perché acquistati con il criterio
del minor prezzo.
Good point, ma le CPE le stiamo cambiando tutte con l’arrivo della VDSL / GPON. Il supporto IPv6 dovrebbe essere un criterio di acquisto, se non altro.
Se un provider non ci presta attenzione allora e’ perche’ se ne frega della qualita’ del servizio ai clienti. In CGNAT il servizio *deteriora notevolmente* e il costo per il provider aumenta, sono entrambi prezzi che da cliente non sono disposto a pagare.
--
Mailing list info: http://l
Davide Davini
2018-11-19 07:52:46 UTC
Permalink
Da cliente che usa la connessione per lavoro ti posso dire che sono
"tanti anni(TM)" che rompo le palle a "grosso ISP"(TM) per l'IPv6 e
tutte le volte mi sento rispondere "è in via di implementazione, l'anno
prossimo", ho qualcosa del genere.

Perché non cambiamo mi dirai, un po' è pigrizia, cambiare IP è una
rottura, ma il nodo gordiano è che di operatori ne abbiamo provati tanti
e questi, che non danno IPv6, sono quelli che fanno meno schifo per
quando riguarda tutto il resto del servizio.

E allora non è importante, mi dirai, è evidente che vivi anche senza:
Vero, vivo anche senza, però il mio ISP non mi sta vendendo una
connessione a Internet 100% ma una connettività parziale. *Mi ruga*,
come si dice dalle mie parti. La fattura bimestrale io la pago al 100%,
non 80 o 99.

My 2 cents.
Post by Paolo Prandini
Scusatemi ma c'e' qualcosa che mi sfugge di questa discussione (non di
questo messaggio in particolare).
Sembra un autodafe'
E' necessario questo sermo generalis?
Chi puo' implementare IPv6 sicuramente lo implementa/lo ha implementato
oppure no.
I clienti ce l'hanno o non ce l'hanno, se vivono senza vuol dire che va bene
vivere senza, se vivono con , vuol dire che va bene con, se hanno problemi
si lamenteranno che vengano risolti.
Se un ISP non ha fatto cose che vanno fatte perdera' i clienti, e' cosi'.
Come la maggioranza delle cose nella vita.
Quindi?
Post by Giorgio Bonfiglio
Post by Marco d'Itri
La cosa complicata per le reti di accesso è aggiornare i sistemi di
provisioning (che magari ha fatto Accenture, ecc) e soprattutto i CPE,
che in genere sono schifezze indegne perché acquistati con il criterio
del minor prezzo.
Good point, ma le CPE le stiamo cambiando tutte con l’arrivo della
VDSL / GPON. Il supporto IPv6 dovrebbe essere un criterio di
acquisto, se non altro.
Se un provider non ci presta attenzione allora e’ perche’ se ne frega
della qualita’ del servizio ai clienti. In CGNAT il servizio
*deteriora notevolmente* e il costo per il provider aumenta, sono
entrambi prezzi che da cliente non sono disposto a pagare.
--
Mailing list info: http://lists.
Massimiliano Stucchi
2018-10-19 08:18:09 UTC
Permalink
Ciao,
Segnalo che la forte adozione in Belgio Ú il risultato di una azione
governativa (la locale polizia era stufa dei NAT), mentre in CH, GR e US
principalmente dell'adozione massiva da parte dell'incumbent.
Al momento vedo molto improbabili entrambi i casi in Italia.
La mia domanda iniziale era appunto: Cosa possiamo fare, ammesso che ci
sia qualcosa che io possa tentare di fare nella mia funzione a RIPE NCC?

Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
Massimiliano Stucchi
2018-10-19 08:16:05 UTC
Permalink
Ciao,
Post by Giorgio Bonfiglio
E’ vero che i provider piccoli hanno poche risorse, ma e’ anche vero che devono solo abilitarlo su 2 transiti, un peering e 4 router in totale. Secondo me il problema e’ solo di mindset, non puo’ esserci nessuna reale ragione tecnica per non deployarlo ad oggi.
Se i provider piccoli hanno "poco da fare", secondo i tuoi standard, e'
anche vero che i provider "grandi" dovrebbero avere piu' risorse per
poterci lavorare. La situatione, in un certo senso, si equilibra.

E' anche vero che dove lavori tu, Giorgio, siete cosi' pronti con IPv6
che avete comprato una nuova /9 giusto nei giorni scorsi... ;)

Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
Giorgio Bonfiglio
2018-10-19 08:46:13 UTC
Permalink
Post by Massimiliano Stucchi
Post by Giorgio Bonfiglio
E’ vero che i provider piccoli hanno poche risorse, ma e’ anche vero che devono solo abilitarlo su 2 transiti, un peering e 4 router in totale. Secondo me il problema e’ solo di mindset, non puo’ esserci nessuna reale ragione tecnica per non deployarlo ad oggi.
Se i provider piccoli hanno "poco da fare", secondo i tuoi standard, e'
anche vero che i provider "grandi" dovrebbero avere piu' risorse per
poterci lavorare. La situatione, in un certo senso, si equilibra.
Era esattamente quello che intendevo dire, visto che qualcuno aveva
evidenziato come per i provider piccoli fosse tutto più difficile.

No, non lo è, perchè i grandi hanno la loro soluzione di provisioning e
devono riscriverla, i piccoli hanno la soluzione di provisioning
comprata da terzi e devono comprare l'aggiornamento. I piccoli hanno una
persona che gestisce i loro 4 router e i grandi hanno 100 persone che
gestiscono i loro 400 router, che sempre 4 a persona fa.
Post by Massimiliano Stucchi
E' anche vero che dove lavori tu, Giorgio, siete cosi' pronti con IPv6
che avete comprato una nuova /9 giusto nei giorni scorsi... ;)
Se rappresentassi ufficialmente Amazon in questo gruppo scriverei dalla
mail amazon.com e non da quella grg.pw - comunque mi sembra ovvio che il
lato server dovrà rimanere in dual stack per anni e anni a venire,
quindi non ci vedo nulla di male in un fornitore di servizi che amplia
il proprio pool IPv4.

Quando i clienti AWS vorranno offrire servizi IPv6-only saranno
liberissimi di farlo (già da oggi tutti i servizi di frontend e VPC lo
supportano pienamente) ma non sarà certo il provider a costringerli a
farlo non vendendo più IPv4 (che faccio notare ad oggi di fatto vorrebbe
dire tagliare fuori il 97% degli italiani, ad esempio).

Adesso torniamo a parlare di soluzioni realistiche per favore, ovvero i
provider di accesso che devono iniziare a supportare v6 e non di
soluzioni irrealistiche dove i fornitori di servizi smettono di
supportare v4 :)


Baci e abbracci
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinf
Marco Marletta
2018-10-18 08:57:25 UTC
Permalink
ciao, non intendo negare il problema,
tuttavia a quali numeri fai riferimento?
hai mai trovato statistiche di adozione affidabili?

(hint: no, quelle di geoff huston basate su adsense non sono affidabili)

grazie,
--
Marco Marletta
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
GARR - The Italian Academic and Research Network
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~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Post by Massimiliano Stucchi
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia come uno dei paesi europei con la percentuale di
utenti/traffico piu' bassa.
Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori, ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente
non hanno i mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
Antonio Prado
2018-10-18 09:04:27 UTC
Permalink
Post by Marco Marletta
hai mai trovato statistiche di adozione affidabili?
ciao,

cosa intendi di preciso per 'affidabili'?

ciao
--
antonio
Antonio Prado
2018-10-18 09:31:22 UTC
Permalink
-------- Original Message --------
Subject: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?
Date: 18/10/2018, 11:04:27
Post by Antonio Prado
Post by Marco Marletta
hai mai trovato statistiche di adozione affidabili?
ciao,
cosa intendi di preciso per 'affidabili'?
affidabile: [af-fi-dà-bi-le] agg. (pl. -li) 1 Che dà fiducia, sicurezza;
di cui ci si può fidare
ah, cioe' un elemento soggettivo.
scusa, per un attimo ho sperato che volessi indicare un metodo
alternativo a quello (per te) non affidabile usato da Geoff.

google al momento ci da' al 2.32%, ma nonostante per qualcuno possa non
essere affidabile e possa essere un dato sottostimato (o sovrastimato,
chi lo sa), direi che non si discosta molto dall'idea generale che siamo
in fondo alla classifica dei paesi sviluppati.
e non cambierebbe molto se anziche' al 2.32% fossimo al 4.64% o
addirittura al 6.96%

ciao
--
antonio
Marco Marletta
2018-10-18 09:54:53 UTC
Permalink
-------- Original Message --------
Subject: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?
From: Antonio Prado <***@prado.it>
To: Marco Marletta <***@garr.it>
Cc: ***@lists.itnog.it
Date: 18/10/2018, 11:31:22
Post by Antonio Prado
-------- Original Message --------
Subject: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?
Date: 18/10/2018, 11:04:27
Post by Antonio Prado
Post by Marco Marletta
hai mai trovato statistiche di adozione affidabili?
ciao,
cosa intendi di preciso per 'affidabili'?
affidabile: [af-fi-dà-bi-le] agg. (pl. -li) 1 Che dà fiducia, sicurezza;
di cui ci si può fidare
ah, cioe' un elemento soggettivo.
scusa, per un attimo ho sperato che volessi indicare un metodo
alternativo a quello (per te) non affidabile usato da Geoff.
google al momento ci da' al 2.32%, ma nonostante per qualcuno possa non
essere affidabile e possa essere un dato sottostimato (o sovrastimato,
chi lo sa), direi che non si discosta molto dall'idea generale che siamo
in fondo alla classifica dei paesi sviluppati.
e non cambierebbe molto se anziche' al 2.32% fossimo al 4.64% o
addirittura al 6.96%
la mia premessa era infatti:
"non intendo negare il problema"
Volevo davvero sapere da quali numeri era partito, perchè potrebbe
essere rilevante il trend, oltre che il valore assoluto.

Sull'affidabilità e sulla soggettività: geoff huston assume che usi ipv6
se vedi un adsense ipv6, e questo che incollo di seguito è quello che mi
ha risposto quando gli ho chiesto come faceva le stime. Calcola che
abbiamo circa 2 milioni di utenti, ed il 13% delle istituzioni collegate
ha ipv6 dual stack. I dati di ITU sono aggiornati al 2015.

To try and estimate the number of users behind each originating ASN on the Internet we need to follow a roundabout path as of course this is not open public data and we need to follow indirect pointers.

The first item is the periodic census of Internet Users collated by the ITU-T (http://www.itu.int/ITU-D/ICTEYE/Indicators/Indicators.aspx) This is old data and is full of inaccuracies, but its almost the only open public source of information on userts per country.

This is not current data, so we use the current world population estimates (http://www.geohive.com/earth/population_now.aspx) to ‘update’ that number to current population estimates

The next assumption is that the Google ad placement algorithm is uniformly spread across a country and in particular across all providers - this is a pretty poor assumption, but its the best data we have.

So if a particular AS is getting 10% of Google’s ad placements then we assume that that particular has 10% of the country’s user population.

So looking at AS137, Google presented 0.28% of the ads placed in Italy to users on AS137. So we take 0.28% of the total IT user population and we estimate some 100,000 users for this network.


Ti sembrano dati affidabili e oggettivi?

ciao
Marco
--
Marco Marletta
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Antonio Prado
2018-10-18 10:14:52 UTC
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Post by Marco Marletta
So looking at AS137, Google presented 0.28% of the ads placed in Italy
to users on AS137. So we take 0.28% of the total IT user population and
we estimate some 100,000 users for this network.
cioe', per capire: secondo il metodo adsense AS137 esprime 100k
naviganti in IPv6, invece secondo i numeri interni ad AS137 sarebbero
260k circa?


["Unfortunately there still work to be done", R. Bush, RIPE77, 12:12pm]
--
antonio
Marco Marletta
2018-10-18 10:31:48 UTC
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-------- Original Message --------
Subject: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?
From: Antonio Prado <***@prado.it>
To: Marco Marletta <***@garr.it>
Cc: ***@lists.itnog.it
Date: 18/10/2018, 12:14:52
Post by Antonio Prado
Post by Marco Marletta
So looking at AS137, Google presented 0.28% of the ads placed in Italy
to users on AS137. So we take 0.28% of the total IT user population and
we estimate some 100,000 users for this network.
cioe', per capire: secondo il metodo adsense AS137 esprime 100k
naviganti in IPv6, invece secondo i numeri interni ad AS137 sarebbero
260k circa?
100k naviganti complessivi invece di 2M
i naviganti ipv6 che stima sono 2k invece di 260k

Marco
Post by Antonio Prado
["Unfortunately there still work to be done", R. Bush, RIPE77, 12:12pm]
--
antonio
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Antonio Prado
2018-10-18 12:01:57 UTC
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Post by Marco Marletta
100k naviganti complessivi invece di 2M
i naviganti ipv6 che stima sono 2k invece di 260k
ciao,

sono d'accordo che le statistiche occorre saperle fare e, dopo tutto,
anche leggere.

tu conosci bene i dettagli della tua rete, ma vedo che rilevazioni
diverse danno comunque l'italia sempre abbondantemente sotto il 3%,
cioe' meno di 1milione di utenti, in qualunque modo la mettiamo.

ciao
--
antonio
Dario Centofanti
2018-10-18 09:03:33 UTC
Permalink
Buongiorno Massimiliano,

Per migliorare la situazione attuale dobbiamo iniziare con l’evidenziare le
responsabilità di coloro che avrebbero potuto evitare l’attuale stallo
nello sviluppo di IPv6 in Italia e queste sono a mio giudizio da ricercare
congiuntamente sia nell’inerzia cronica dei grandi ISP, come anche negli
organismi nazionali che operano nella governance di internet che poco hanno
fatto nel corso del tempo per promuovere valide iniziative in questa
direzione.

Per un decennio il settore Ú stato scenario di forti diatribe tra fornitori
di contenuti e ISP che si sono rimbalzati le responsabilità dello sviluppo
di IPv6, impegnandosi in una moderna versione del paradosso dell’uovo e
della gallina:

- I fornitori di contenuti affermavano che l’investimento in IPv6 sarebbe
stato inutile perché non vi erano grandi ISP che offrivano connettività in
IPv6.
- Secondo gli ISP l’investimento in IPv6 era infruttuoso perché non
esistevano ancora contenuti disponibili in IPv6.
- Entrambi sostenevano che i clienti finali non erano interessati a IPv6 e
che quindi non vi era alcuna giustificazione commerciale per questo
investimento.

Queste le statistiche di Google sull'adozione di IPv6 nel mondo, da cui si
evince chiaramente la situazione italiana:
https://www.google.com/intl/en/ipv6/statistics.html

Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), attraverso l’Istituto
Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione (ISCOM),
nel quadro delle attività istituzionali nel settore della Internet
Governance, ha avviato già dal 2012 un tavolo tecnico con le associazioni
degli operatori, degli ISP e con gli organismi che operano nella governance
di internet, allo scopo di affrontare la problematica da un punto di vista
tecnico e con una prospettiva di lungo periodo, avviando la definizione di
una road map in previsione della transizione al protocollo IPv6.

Il tavolo tecnico, operativo dal 2012, avrebbe dovuto prevedere una
relazione finale per il 2014. Ad oggi però sui siti del MISE e dell’ISCOM
di questa relazione non vi Ú traccia come neppure vi sono documenti circa
le attività svolte dal tavolo tecnico dell’ISCOM nel corso degli ultimi 6
anni.
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/comunicazioni/istituto-superiore-comunicazioni/internet-governance/esuarimento-indirizzi-ip-e-protocolli-ipv4-e-ipv6
(il sito del MISE Ú ovviamente senza https, ma questo Ú altro discorso)

Qualcuno dei membri di questa mailing list ha mai letto nulla al riguardo?

Un saluto
--
*Dario Centofanti*
about.me/popinga
Post by Massimiliano Stucchi
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia come uno dei paesi europei con la percentuale di
utenti/traffico piu' bassa.
Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori, ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente
non hanno i mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinfo/itnog
Antonio Prado
2018-10-18 09:15:43 UTC
Permalink
ciao,
come
anche negli organismi nazionali che operano nella governance di internet
che poco hanno fatto nel corso del tempo per promuovere valide
iniziative in questa direzione.
in realta' nel 2015 il capitolato tecnico della gara per la
connettivita' alla PA italiana prevede:

"I servizi di trasporto devono essere basati su Internet Protocol
version IPv4 e IPv6. I servizi standard devono comprendere il trasporto
e l’indirizzamento secondo la versione IPv4. L’Amministrazione cliente
può richiedere, senza differenze di prezzo, che il servizio venga
fornito secondo gli standard IPv6 o con sistemi configurati con dual
stack IPv4/IPv6. Il Fornitore, su richiesta dell’Amministrazione, si
impegna a mettere in atto tutte le azioni atte a favorire la migrazione
della rete dell’Amministrazione dalla suite protocollare IP V4 a quella
IP V6."

ciascuno puo' commentare a piacimento.
Il tavolo tecnico, operativo dal 2012, avrebbe dovuto prevedere una
relazione finale per il 2014. Ad oggi  però sui siti del MISE e
dell’ISCOM di questa relazione non vi Ú traccia come neppure vi sono
documenti circa le attività svolte dal tavolo tecnico dell’ISCOM nel
corso degli ultimi 6 anni.
confermo di non aver ricevuto convocazioni negli ultimi anni nonostante,
ufficiosamente, faccia parte di quel tavolo.

ciao
--
antonio
Marco Paesani
2018-10-18 09:18:48 UTC
Permalink
Buongiorno a tutti,
il limite dell'implementazione di IPv6 in Italia siamo "NOI" che facciamo
backbone.
Il problema Ú su tutto il territorio da via Caldera a Carini e da Torino a
Padova.
"Se vuoi cambiare il mondo, cambia te stesso" queste parole scritte da
Gandhi.
Post by Dario Centofanti
Buongiorno Massimiliano,
Per migliorare la situazione attuale dobbiamo iniziare con l’evidenziare
le responsabilità di coloro che avrebbero potuto evitare l’attuale stallo
nello sviluppo di IPv6 in Italia e queste sono a mio giudizio da ricercare
congiuntamente sia nell’inerzia cronica dei grandi ISP, come anche negli
organismi nazionali che operano nella governance di internet che poco hanno
fatto nel corso del tempo per promuovere valide iniziative in questa
direzione.
Per un decennio il settore Ú stato scenario di forti diatribe tra
fornitori di contenuti e ISP che si sono rimbalzati le responsabilità dello
sviluppo di IPv6, impegnandosi in una moderna versione del paradosso
- I fornitori di contenuti affermavano che l’investimento in IPv6 sarebbe
stato inutile perché non vi erano grandi ISP che offrivano connettività in
IPv6.
- Secondo gli ISP l’investimento in IPv6 era infruttuoso perché non
esistevano ancora contenuti disponibili in IPv6.
- Entrambi sostenevano che i clienti finali non erano interessati a IPv6 e
che quindi non vi era alcuna giustificazione commerciale per questo
investimento.
Queste le statistiche di Google sull'adozione di IPv6 nel mondo, da cui si
https://www.google.com/intl/en/ipv6/statistics.html
Il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), attraverso l’Istituto
Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’Informazione (ISCOM),
nel quadro delle attività istituzionali nel settore della Internet
Governance, ha avviato già dal 2012 un tavolo tecnico con le associazioni
degli operatori, degli ISP e con gli organismi che operano nella governance
di internet, allo scopo di affrontare la problematica da un punto di vista
tecnico e con una prospettiva di lungo periodo, avviando la definizione di
una road map in previsione della transizione al protocollo IPv6.
Il tavolo tecnico, operativo dal 2012, avrebbe dovuto prevedere una
relazione finale per il 2014. Ad oggi però sui siti del MISE e dell’ISCOM
di questa relazione non vi Ú traccia come neppure vi sono documenti circa
le attività svolte dal tavolo tecnico dell’ISCOM nel corso degli ultimi 6
anni.
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/comunicazioni/istituto-superiore-comunicazioni/internet-governance/esuarimento-indirizzi-ip-e-protocolli-ipv4-e-ipv6
(il sito del MISE Ú ovviamente senza https, ma questo Ú altro discorso)
Qualcuno dei membri di questa mailing list ha mai letto nulla al riguardo?
Un saluto
--
*Dario Centofanti*
about.me/popinga
Post by Massimiliano Stucchi
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia come uno dei paesi europei con la percentuale di
utenti/traffico piu' bassa.
Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori, ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente
non hanno i mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinfo/itnog
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Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinfo/itnog
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Marco Paesani


Skype: mpaesani
Mobile: +39 348 6019349
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Giorgio Bonfiglio
2018-10-18 09:20:23 UTC
Permalink
- I fornitori di contenuti affermavano che l’investimento in IPv6 sarebbe stato inutile perché non vi erano grandi ISP che offrivano connettività in IPv6.
- Secondo gli ISP l’investimento in IPv6 era infruttuoso perché non esistevano ancora contenuti disponibili in IPv6.
- Entrambi sostenevano che i clienti finali non erano interessati a IPv6 e che quindi non vi era alcuna giustificazione commerciale per questo investimento.
Ci tengo ad aggiungere che la condizione secondo la quale i distributori di contenuti non supportavano IPv6 perche’ non c’era richiesta e’ decaduta da anni.

- Akamai, CloudFront, LimeLight supportano IPv6
- Facebook supporta IPv6
- Netflix supporta IPv6
- Google (YouTube, etc) supportano IPv6

Quando il mio provider mi ha attivato (in modo trasparente, senza nemmeno dirmelo) IPv6 in casa ho raccolto statistiche per i primi due mesi e sostanzialmente il 60/70% del traffico e’ passato istantaneamente in v6.

Adesso quindi rimane solo la questione arretratezza degli ISP.
--
Mailing list
Marco Sommani
2018-10-18 09:37:16 UTC
Permalink
Post by Giorgio Bonfiglio
Quando il mio provider mi ha attivato (in modo trasparente, senza nemmeno dirmelo) IPv6 in casa ho raccolto statistiche per i primi due mesi e sostanzialmente il 60/70% del traffico e’ passato istantaneamente in v6.
Adesso quindi rimane solo la questione arretratezza degli ISP.
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinfo/itnog
D’accordo su tutto, ma con qualche aggiunta. Quanto affermato sopra è vero al 100% per le utenze residenziali. Le reti aziendali, invece, presuppongono interventi a livello di firewall, dns e altro. È qui che andrebbe cambiato il mindset dei nostri system integrator e dei responsabili IT delle aziende. Possiamo solo consolarci osservando che la situazione delle reti aziendali è penosa quasi ovunque, non solo da noi. Per convincersene, basta provare a interrogare il DNS per vedere quanti siti web di aziende medio-grandi, pubbliche amministrazioni o università hanno anche il record AAAA.

Marco
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/
Daniele Duca
2018-10-18 09:16:45 UTC
Permalink
Ciao,

parlo per i due micro AS che gestisco:

difficolta' ad avere transito v6 dai principali carrier italiani.

In uno dei due AS, un provider particolarmente ventoso (*hint hint*) ci
ha messo quasi un anno per darmi transito, mentre dall'altra parte sono
dovuto finire in Caldera per trovare chi me lo desse.

Forse la situazione ora e' cambiata, parlo di almeno due anni fa.

Daniele
Post by Massimiliano Stucchi
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia come uno dei paesi europei con la percentuale di
utenti/traffico piu' bassa.
Conosco i problemi. So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori, ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente
non hanno i mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
Brian Turnbow
2018-10-18 09:51:30 UTC
Permalink
Si
Io posso portarlo alla porta ma serve farlo entrare.

Sent from Nine
________________________________
Da: Giorgio Bonfiglio <***@grg.pw>
Inviato: Giovedì 18 Ottobre 2018 11:02
A: Brian Turnbow
Cc: ***@stucchi.ch; ***@lists.itnog.it
Oggetto: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?
Post by Giorgio Bonfiglio
Brian, parliamo di scarso utilizzo nel senso che i network manager dei tuoi clienti non lo configurano proprio sui client, giusto?
Perche’ una volta attivato, il volume del traffico (social, contenuti, CDN) va diretto su IPv6 in percentuali altissime. In casi piu’ semplici (rete cliente non complessa, router managed dal provider) il deployment dovrebbe essere molto piu’ facile e trasparente.
E’ vero che i provider piccoli hanno poche risorse, ma e’ anche vero che devono solo abilitarlo su 2 transiti, un peering e 4 router in totale. Secondo me il problema e’ solo di mindset, non puo’ esserci nessuna reale ragione tecnica per non deployarlo ad oggi.
Giorgio
Post by Brian Turnbow
Noi abbiamo fatto il rilascio di IPV6 in dual stack in 2012.
Seguito da corsi per tutti i nostri rivenditori spiegando cos'Ú ,  come
usare ipv6 , i motivi di usarlo.
Tutto pero con risultati pessimi e l'utilizzo Ú veramente basso, rilasciamo
ipv6 per tutte le linee ma vediamo che non viene utilizzato.
Anche con la nostro corporate diretta i risultati sono scarsi, e la maggior
parte dei clienti non volgiano configurarlo sui loro firewall etc.
Non so come fare superare la visione che ipv6 Ú "un sbattimento"   e "non
serve" ma serve cambiare i mindset dei ITmanager, CIO/CTO e system
integrators italiani per poter fare decollare ipv6 in Italia.
Quindi serve lavorare su questo aspetto. Se non cambiamo il mindset, non
andremo da nessuna parte.
Brian
Brian Turnbow
CTO
TWT S.p.A.
-----Original Message-----
Massimiliano
Stucchi
Sent: giovedì 18 ottobre 2018 10:29
Subject: [ITNOG] IPv6, anyone ?
Ciao,
ieri qui a RIPE77 abbiamo pranzato tra Italiani e, tra le varie
discussioni, ho
chiesto brevemente riguardo IPv6 in Italia.
Il panorama non sembra essere dei migliori, visto che i numeri danno
l'Italia
come uno dei paesi europei con la percentuale di utenti/traffico piu'
bassa.
Conosco i problemi.  So che il panorama italiano e' fatto si' da grandi
operatori,
ma anche da molti piccoli operatori che molto probabilmente non hanno i
mezzi e/o il tempo per pensare ad IPv6.
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa
lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per migliorare la
situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i problemi
specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao!
--
Massimiliano Stucchi
MS16801-RIPE
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinfo/itnog
--
Mailing list info: http://lists.itnog.it/listinfo/itnog
Antonio Prado
2018-10-18 12:52:51 UTC
Permalink
ciao,
Post by Massimiliano Stucchi
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
penso che una delle cure possibili possa essere l'aumento della
consapevolezza attraverso la formazione (hands-on). non evangelizzazione.

credo che anche una attivita' di mentoring (non tutoring) possa
parimenti essere molto gradita soprattutto per i piu' piccoli.

ciao
--
antonio
Paolo Pozzan
2018-10-19 15:45:04 UTC
Permalink
Il giorno gio 18 ott 2018 alle ore 10:28 Massimiliano Stucchi <
***@stucchi.ch> ha scritto:
[cut]
Post by Massimiliano Stucchi
Il mio obiettivo al momento e' quello di capire cosa - secondo chi e' in
questa lista e lavora per un operatore - potrebbe essere fatto per
migliorare la situazione.
Ci sono molte iniziative possibili, ma vorrei capire quali sono i
problemi specifici che potremmo cercare di affrontare, anche insieme.
Ciao Max, tutti.

Gli obiettivi d'azione con relativi problemi secondo me sono tre:
1. La classe dirigenziale. Questa Ú quella più difficile perché si ragiona
a soldi.
Ovviamente Ú presto per fare calcoli simili ma sarebbe interessante
produrre uno studio
in cui si dimostra che implementare IPv6 prima Ú più conveniente (sempre
che sia così).
Inoltre bisognerebbe poi pensare a come far si che l'informazione arrivi...

2. A livello tecnico penso che la cosa più utile sia produrre
documentazione,
più che altro con case history o configurazioni pronte.
Certo che uno si deve formare ma sappiamo tutti che Ú più facile trovare
pronto.
Poi uno che non sa fa errori ma una volta che la cosa Ú in piedi la si
sistema,
di certo non la si toglie.

3. Per la parte politica/istituzionale qualche idea sarebbe quella di fare
pressione
per bloccare il commercio di prodotti non IPv6-ready (a livello UE); altra
idea sarebbe
quella di obbligare a specificare nelle gare d'appalto per la connettività
che l'IPv6 Ú
un requisito. Su quest'ultimo punto penso che già si possa fare qualcosa a
livello locale,
soprattutto da parte dei consulenti che lavorano per le PA.

My 2 €cents :-)

Paolo Pozzan
Livio Morina
2018-10-22 08:40:00 UTC
Permalink
A Stockebrand verrebbe un colpo al cuore nel vedere un operatore che assegna una /64 ad un cliente finale.

A me Ú venuto nel leggere “- la fornitura di un 1 indirizzo IPv6 /64”



Consiglio/Segnalo l’intervento di Benedikt a RIPE77 intitolato “ The Art of Running Out of IPv6 Addresses”










Livio Morina




Amministratore Unico | Airbeam Srl Unipersonale




Sede Legale:
Via Chiodi 11 | Predore (BG)




Sede Operativa:
Piazzale Parroci Tonoletti 7 | Palazzolo s/O (BS)




<http://www.airbeam.it/> www.airbeam.it | <mailto:***@airbeam.it> ***@airbeam.it | Diretto: 035.198.33.032







Da: itnog <itnog-***@lists.itnog.it <mailto:itnog-***@lists.itnog.it> > Per conto di Andrea `Zuse' Balestrero
Inviato: lunedì 22 ottobre 2018 10:06
A: ***@lists.itnog.it <mailto:***@lists.itnog.it>
Oggetto: Re: [ITNOG] IPv6, anyone ?




Per vostro ludibrio, qualche operatore che inizia a forzare IPv6-only c'Ú.

Ad esempio a Genova conosco utenti che stanno attivando contratti di questo tipo:
https://www.fibra.city/pacchetto_best_seller.php

Connessione FttH, con assegnato un IPv6, niente IPv4 (salvo poi evidentemente fare NAT64 lato provider, immagino).

Andrea `Zuse' Balestrero
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